27/29 ottobre 2023 / PULSAR / OpenStudio Progettoborca

PULSAR
Openstudio di Progettoborca
27/29 ottobre 2023
Ex Colonia e Villaggio di Corte di Cadore
(Qui come arrivare)

 

SPAZIO, CAMPO

Dal 2014, imprimiamo rotazioni sensibili allo Spazio incognito della Colonia dell’ex Villaggio Eni, al fine di estrarne il potenziale recondito, che non va tenuto celato -nè trascinato per subduzione sopra a qualche altra improbabile placca- ma liberato, per concorrere all’espansione generale del sistema, un sistema intelligente e aperto.
Conferendo questo surplus di energia di attivazione, nella volontà di innescare reazioni propulsive, volte al riuso della stazione latente, abbiamo alimentato e coltivato sempre i processi rivalutativi, cogliendo la radiazione di fondo dell’antico corpo singolare, inquadrando empirea la grande radio-sorgente di Corte, che mai ha smesso di propagare il segnale di sé stessa.
Un segnale che non abbiamo mai inteso come fossile, e piuttosto come un richiamo irradiato, il filamento terminale disponibile di una riconnessione plausibile e necessaria, lì svolto in attesa, disponibile e sospeso, un invito, radiofaro, un imbocco, una evidenza: una singolarità non predatoria.

Il sistema di riferimento non può esser qui quello di uno stato stazionario, le energie devono correre ed eccoli i moti di riconfigurazione dinamica, serve comprimere le cellule elettriche per produrre nuovi neu(t)roni.
La cosmologia culturale prevede l’espansione dello spazio, che va posto, per l’appunto, in rotazione, in attesa di venire ricompreso, ricombinato, in una catena fisiologica funzionale.
Catena energetica, produrre energia cinetica a partire da quella potenziale, sciogliere e trasformare la materia piombata.
Negli anni, costruttivamente impegnati nella definizione della fisionomia della macchina autoriprocessatrice, ovvero della Colonia stessa che vuole (che deve) rimettere in rete il proprio enorme potenziale energetico, ci siamo riferiti alle volte e non di rado ad altri temi e sistemi connessi alle ricerche e elle esplorazioni spaziali.
La stessa forma della Colonia, l’articolata urbanistica di Corte, con le fantasmagoriche ortogonalità organiche dei suoi ambienti, sin dall’inizio ha stimolato la riflessione sui metodi di riprocessazione del sito, sulla sua proiezione rigenerante, sulla terra e sotto il cielo, a favore di chi vive e di chi cerca.
Nel 2015, parlavamo già della Colonia, col suo sistema complesso di corridoi e rampe a connettere gli ambienti della Base Spaziale Borcia, come di un generatore misuratore, di un sincrotrone neurale, e delle radicazioni sperimentali che da qui sarebbe bene e giusto liberare, in modo che tali radicazioni possano riprendere a diffondersi ed espandersi all’esterno (nello Spazio vuoto, che è quello che non sa riconsiderare sé stesso) come getti di plasma, slanciando attorno le protuberanze, favorendo il brillamento, polarizzando le polveri ed i gas, e generando un campo di forze capace di innescare la reazione del nucleo, la riattivazione del nocciolo.
 Parlavamo allora di Terraformazione e fantescenza culturali, giuocando seri colle metafore e coi filmi, per produrre un canale funzionale, ovvero un tubo d’intelletto reattivo.
Abbiamo parlato di molto nel tempo, anche dell’Olimpiade ed a lungo e con tutti, compresi coloro che non sanno ascoltare i venti cosmici, e così via.

E’ così che la Colonia e il Villaggio da anni pulsano e pulsano, di un’attività continua, e non intermittente, le cui pulsazioni vengono viste (l’accuratezza dei sistemi di misurazione dei fenomeni procurati deve essere coerente con l’entità degli stessi fenomeni: altrimenti la macchina non vede ciò che l’uomo esplorativo fa attraverso/su di essa; non vede la sostanza della cosa, né registra le trasformazioni del campo magnetico), traverso gli specchi ed i paraboloidi poietici.
E sapessero essi connettere l’oggetto conteso (alla storia; alla proiezione) alla sua energia interna sospesa, riguadagnandola.

AURORA, RIUSO, CHALETS

Un’altra entratura?
Guarda Aurora, così l’han chiamato, tutti oramai predicano la rinascita.
Si tratta di un reattore nucleare innovativo: ti richiama qualcosa la sua forma?
Lo realizza Oklo in Idaho, e in qualche modo si tratta anche qui di un’architettura della rigenerazione, si può dire, dato che questa piccola centrale a fissione riutilizza il combustibile nucleare esaurito (uranio) proveniente da altre centrali in funzione.
Qualcuno, in Italia, l’ha definita così, Gesù: “la prima centrale nucleare che sembra uno chalet di montagna”.
Eh già: in montagna, mi raccomando, innanzitutto gli chalet.
A noi invece, chissaunpòperchè, ricorda l’Aula Magna della Colonia.
Da quale punto di vista, però.
Non da quello dell’architettura, anche se ti colpisce quest’altro gran triangolo n’tel bosco.
L’Aula Magna della Colonia, che dovrebbe venir considerata, e insistiamo dunque, come una fonte di energia rinnovabile (spazio da rinnovare).
Nei termini generali, culturali e razionali, intendiamo, innanzitutto.
Un reattore veloce, che sfrutti lo scarto di sé stesso, ovvero l’opportunità nascosta in un’inerzia clamorosa, ovvero il potenziale energetico latente dell’ente inesausto, che va rigenerato, trasformandolo, tutto qui.

Una Pulsar al centro della giovane Supernova 1E 0102.2–7219

PULSAR dunque, abbiamo detto.

La radiazione a getti.
La Pulsar è una stella di neutroni compatta, che ruotando veloce, si mostra, emettendo radiazione visibile. 
Noi produciamo getti e campi, filamenti e radiazione elettrocultural-magnetica, per reinstaurare un regime dei fasci  ad alta energia, che concorrano alla reazione globale.
Ogni azione una pulsazione: dal 2014 la Colonia silente è tornata ad essere un oggetto in emissione.
La Pulsar è composta di materia degenere, ovvero materia estremamente densa.
 Ciò che degenera, alcuni rigenerano. 
La Pulsar è piccola e superdensa, come molti oggetti stellari in fase di contrazione.
La Colonia è piccola o è grande? E noi cosmonauti?
E che dire dell’astronautica e della cosmologia e delle radiofrequenze culturali? San guardare l’oggetto intero, certi scienziati teorici della Montagna imbandita, oppur se lo vedono è sempre e solo nel red-shift, un passato che ci sfugge, per allontanarsi: verso cosa?
La Pulsar si forma nella fase finale del ciclo di una stella, ma quel che ci interessa ora, mentre rimescoliamo i linguaggi e le prese di realtà, è in fatto che, nella rotazione, si emette una grande quantità di energia luminosa, che non muore.
Qui, forse, non siamo ancora alla fase finale di un oggetto o Bene culturale supermassivo.
E l’orizzonte degli eventi va individuato e posto di continuo: non gli si può permettere di fagocitare ogni altro corpo celeste, non si deve fare il Buco.
Una radiosorgente trasmette. questo è un concetto che conta. E’ alternativo al nascondere, questo trasmettere. E’ avversario di interrompere, di bloccare, scordare.
Qui non si vuole ragionare molto su Materia degenere e materia Oscura, quanto piuttosto sull’impulso rotatorio a ripristino di un Motore.
Il campo magnetico e la rotazione, il calcolo dell’intensità della ri-emissione.

Ma noi, ci riusciamo, a costruire un motore? Per il territorio.
Chi ha lavorato in questi anni a Corte, ha contribuito alla propagazione delle pulsazioni e e del moto.
Nik è una Pulsar, come gli altri tutti qui.
Sensibili meccanismi captativi in emissione: non sono macchine automatiche, occorre pensare.
L’asse un poco storto: significa che l’esito del moto non sarà mai del tutto prevedibile, e questo è un’altra parte di ciò che si vuole, altrimenti bastava fare un circuito o programmare una macchina: e invece non basta. Anche se Paolo.
L’artista è dunque una Pulsar?
Sensibile antenna dalla protuberanza imprevedibile?
Ma cosa dicono questi, si son messi con Osho maledetto?
L’Orgone di Reich, La Spezia?
I rilasci dei Pansessualismi spaziali?
Sono pazzi oramai come i filologi, lirici danzanti tra le stelle collassanti?

 

Il programma* completo dell’Openstudio è caricato qui, in divenire.
Funzionerà così:

Da venerdì a domenica, dalle ore 11.00, la Colonia di Corte è aperta al pubblico, e tutto si muove.

Da venerdì a domenica, la Chiesa di Nostra Signora del Cadore rimane aperta e visitabile in autonomia, in orario 10.00-17.00. Nella tre giorni, la Chiesa ospita Una formica in cielo, di Fabio De Meo e Giovanna Bonenti.

Da venerdì a domenica: alcune installazioni performative in Colonia le trovi sempre attive nella tre giorni: le trovi nel programma.


Venerdì 27 mattina, ore 11.00/13.00 (massima puntualità): Studio-visit guidato agli studi, agli spazi e alle mostre allestite in Colonia: artisti presenti e irradianti.

Venerdì pomeriggio, ore 16.00: Studio-visit alla Capanna Bassa, attiva con Stefano Caimi.

Venerdì pomeriggio, ore 17.00: Studio-visit con Giovanna Repetto allo Spazio ex mensa dirigenti al refettorio della Colonia, presentazione del lavoro Inestinto.

Venerdì sera, dalle 19:00: Prometheus Open Food Lab impiatta il territorio nel Glich PULSAR.

Venerdì sera, ore 21.30: Fabio Talloru sonorizza attraverso una performance la videoinstallazione Sale cadente di Caterina Erica Shanta. La videoinstallazione rimarrà poi accesa fino a domenica 29. Dormitorio MF Colonia.

Sabato 28: vengono presentati alcuni studi territoriali, edizioni appena date alle stampe, progetti e programmi legati a rigenerazione, architettura, fotografia. In Aula Magna della Colonia.

Ore 10.30: La collaborazione con il Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore. Tommaso Anfodillo, responsabile del Centro, ci parla del Corso di Cultura in Ecologia svolto ad agosto 2023, e del progetto di recupero a valorizzazione della straordinaria Xiloteca di San Vito.

Ore 11:30: Perarolo, il Cidolo, lo sguardo di Luigi Burrei. Presentazione a cura di Iolanda Da Deppo, Elena Maierotti, Arianna Novaga.

Ore 14.30: La rigenerazione dei Borghi attraverso il Bando Borghi del PNNR: alcuni progetti sviluppati per i paesi di Borca, Cibiana, Perarolo di Cadore, vincitori del Bando.
Si presenta anche il lavoro nel Vajont, con le attività al
Nuovo Spazio di Casso (dal 2012), e le altre piattaforme ed idee di rigenerazione territoriale, come quella attivata sul Castello di Andraz (Livinallongo del Col di Lana), e quella allo studio per l’ex sito minerario di Valle Imperina (Rivamonte agordino). Tutto questo, nella logica di una politica integrata alla geografia del territorio. Non una ridda di eventi separati, dispersivi, incomunicanti. E invece, una visione, e una modalità di pratica, coesive.

Ore 15.30: Anatomia e Dinamica di un territorio. Si introduce il progetto sviluppato dal 2020 con Bauer Milano e Unipd. Si presentano alcuni dei progetti fotografici realizzati nell’estate 2023. Si presenta anche il lavoro sviluppato dal 2020 con l’Università di Architettura di Portsmouth su siti critici e sensibili delle Dolomiti.

Sabato 28, ore 12.30/13.30: Visita guidata alla Colonia. Una visita rapida, di un’ora, alla Colonia, all’architettura di Gellner, passando attraverso i lavori degli artisti. 

Sabato sera: i live set al Cinema.

Partono gli HH alle 17.00, con la presentazione in anteprima del nuovo unico disco.
Poi viene Giuseppe De Benedittis, con il live-set Serpenti e Scale.

Dalle 19.30 alle 21.00 pausa: così potete andare a mangiare qualcosa.

Si ricomincia dunque alle 21.00, sempre al Cinema.

Viene il live set di Stefano Caimi, Folding Gellner è alle 21.00
Poi Fabio Talloru con Acusmatopie 1991+2 attorno alle 22.00
Poi Mario Tomè attorno alle 23.00
Poi Maximilian Glass, e avanti

Domenica 29: Colonia aperta e visitabile dalle 10.00 alle 14.00, poi vi conviene partire che la domenica il rientro è un caos, rischiate di stare ore in colonna.

Domenica 29: Artisti che parlano, se vogliono, in Aula Magna – o altrove. Ore 11.00-13.00. In realtà, assiste e partecipa chi vuole. Venghino pure senza timore. Che se gli artisti parlan solo tra di loro, sai che barba d’una comune?

Domenica 29: dalle 11.00 alle 13.00, sentirai anche il cannone-Pulsar di Simone Cametti e Fabio Talloru spargere suoni pei meandri della Colonia: la fonte? Casa Cametti.

Castello di Andraz: Castello a Orologeria.
Castello a Orologeria è la  collettiva DC allestita presso il Castello di Andraz con Squadra Cobra.
Il Castello di Andraz è a quaranta minuti di strada da Borca.
La mostra ad Andraz si conclude domenica 29 ottobre, quindi per chi non l’ha vista questo finsettimana è l’unico buono: vi invitiamo ad andarci.
Non riusciamo a tenere aperto anche il Nuovo Spazio di Casso: troppe cose, troppa dispersione, la PULSAR ha un piccolo diametro: concentrazione. Le mostre di Delle Foreste e Delle Acque le potete vedere fino a dicembre.

Spazi attivi in Colonia nella tre giorni:

- Aula Magna (si presenta e si parla)
- Cinema (proiezioni e live-set)
- Lab Casabellissima (si parla)
- Laboratorio di Stampa alle ex Lavanderie (si stampa)
- Prometheus Open Food Lab.

Studi attivi e visitabili & altre macchine accese:

- Loggiato Aula Magna (quadreria)
- Dormitori F2 (la gran mostra dei quadri fatti in un anno dei fioi e da tutti gli altri)
- ex alloggi Religiose (Marta Allegri)
- Casa Cametti (in piedi)
- Refettorio alla Colonia (Inestinoto di Giovanna Repetto)
- Studio Campione (Fabio Talloru)
- Studio di Nanni De Biasi
- Studio Caregheta (Stefano Collarin)
- Studio Misha ex alloggi dirigenti (Caterina Erica Shanta)
- Capanna Bassa (Stefano Caimi)
- Padiglione M, Apparatus (Nicolò Colciago e Stefano Comensoli)
- Gabbia dell’Orso
- Forno ceramico acceso alla Capanna Media (programma Lorenzo Lunghi, in interazione con Thaumazein di Sandra Hauser)
- Forno ceramico (a cura di Nicola Facchini)
- Spazio Lana (Valentina Cima)
- Cappella alle Religiose (Silvia Listorti)
- Labirinto (Ilaria Fasoli)

*nota logistica: ci si trova sempre presso gli uffici di Dolomiti Contemporanee, ex Villaggio Eni di Corte di Cadore, Via Mattei 5. Da lì, si ha accesso alla Colonia.
Qui come arrivare.

*nota climatica: siamo in montagna, a 1.200 msldm, ed è fine ottobre. Per quanto possa splendere il sole di giorno, al mattino, alla sera e in Colonia e al Campeggio: fa freddo. Onde evitare perciò di trasformare un’esperienza corroborante in un’agonia paralizzante, semplicemente: vestirsi adeguatamente e attrezzarsi correttamente. A chi rimane la sera: utile una torcia frontale per le evoluzioni notturne.

Artisti presenti: Marta Allegri, Alessia Armeni, Ariele Bacchetti, Lorenzo Barbasetti di Prun, Giulia Maria Belli, Gino Blanc, Giovanna Bonenti, Thomas Braida, Stefano Caimi, Simone Cametti, Alessandra Cabra, Edoardo Caimi, Emanuele Caprioli, Valentina Cima, Stefano Collarin, Stefano Comensoli_Nicolò Colciago, Brenno Damian, Giuseppe De Benedictis, Nanni De Biasi, Fabio De Meo, Fabiano De Martin Topranin, Daria Dmitrenko, Teresa De Toni, Nebojša Despotović, Jules Dumoulin, Nicola Facchini, Oliviero Fiorenzi, Anna Furlan, Riccardo Giacomini, HH, Bohdan Koshovyi, Anna Marzuttini, Margherita Menardi, Le Merle, Silvia Listorti, Nicola Lorini, Lorenzo Lunghi, Ludovico Orombelli, Panem et Circenses, Alessandro Pagani, Francesca Pieropan, Valeria Pin, Anna Poletti, Prometheus Open Food Lab, Lorenzo Protti, Andrea Renzini/Silvia Spada, Giovanna Repetto, Francesco Ronchi, Catia Schieveno, Caterina Erica Shanta, Alan Stefanato, Fabio Tallo, Alexia Trawinski, Riccardo Vicentini, Andrea Visentini, Maria Giovanna Zanella, Xuequing Zhu.

Partner e collaborazioni: Comune di Borca di Cadore, Minoter, Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore, Università degli Studi di Padova, Dip. TESAF, Fondazione Dolomiti Unesco, Dolomiti Days, Scuola di Fotografia Bauer Milano, University of Portsmouth – Portsmouth School of Architecture, AFOL Metropolitana, Institut français Italia (IFI) / Ambasciata di Francia in Italia, Museo del Cidolo e del Legname di Perarolo, DB Group, Lattebusche, la famiglia di Virgilio Eccel e Antonio Untersteiner, Acqua Dolomia, Becher – lo Speck del Cadore, Procaffè, Panifico Marcon, Paper & People, Tabacco Editore, Idrotermolux, Hotel Boite/Corte delle Dolomiti, Andrea Teza, Birra Dolomiti, Vini Biasiotto, Hotel Antelao.
Comunicazione PULSAR: Medardo, Teresa De Toni, Lorenzo Protti, Scardi, Stefano Collarin, Chiara Beretta, Paolo Dal Pont.

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