Nuvola Camera / Playgrounds, After Rain, Pacifier, Sign, Orticheto

Nuvola Camera,
Playground I, 40×30 cm, olio su tavola, 2023
Playground II, 29×20,5 cm olio su tavola, 2023
Playgrounds, 29×20,5 cm, olio su carta, 2023
After Rain, 40×30 cm, olio su tavola, 2023
Senza Titolo, 20,5×29 cm, olio su carta, 2023
Pacifier, 40×30 cm, olio su tavola, 2023
Sign, 20,5×29 cm, olio su carta, 2023
Orticheto, 19,5×24,8 cm, olio su carta, 2023

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I lavori di vedi qui: sono stati inseriti nella mostra collettiva Neoformazioni forestetiche, a cura di G. D’Incà Levis, allestita presso il Nuovo Spazio di Casso al Vajont fino al 31 dicembre 2023, all’interno di Delle Foreste e Delle Acque.

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Nuvola è venuta in residenza a Corte di Cadore, in Progettoborca, a maggio 2023, invitata da Ariele Bacchetti, che è uno degli artisti seminatori e raccoglitori che lavorano con DC, questi artisti intelligenti che aprono tutto, che sempre aprono questo mondo-cantiere dell’idea incarnata, anche nel segno, agli altri bravi, ed è così che il progetto, che è un pensiero attivo e degnamente rappresentato (ma qui rappresentare è essere), cresce bene e dritto e si amplia sempre, come una montagna-cava o miniera: o nuvola concentrata mobile. Quando occorre, fanno tempesta. Per il resto, l’amore non sta alla finestra. Hanno riflettuto insieme sul paesaggio, guarda i due lavori analoghi quassotto, a sinistra Nuvola, destra Ariele.

Alcuni lavori sul paesaggio, e in particolare sull’emersione dell’architetture di Gellner dal Paesaggio e sull’immersione del paesaggio nelle architetture di Gellner.
Quindi la serie playground, i campi sportivi di Gellner sotto alla Colonia, eccoli qua, insieme agli altri, con il fuoco, la 169 dalla 171, la ruina di cancia con la diga giapponese: non è vero che la frana viene giù, quella è una balla.

La mia ricerca sul paesaggio avviene inizialmente tramite lo spostamento. Se però prima di arrivare a dolomiti contemporanee la modalità di osservazione era quella di mantenere il mio sguardo come cardine e muovere tutto il resto, insediarmi presso la Colonia dell’ex villaggio Eni a Borca di Cadore ha richiesto uno sforzo di integrazione, prima che qualsiasi tentativo estetizzante potesse essere anche solo immaginato. Ho assistito al continuo contrappunto dell’azione dell’uomo sul paesaggio dolomítico e contemporaneamente mi sono immersa nel dettaglio di ogni voce, cercando di capirne le intenzioni e gli esiti. Nonostante il tentativo fosse quello di percepire una composizione generale, quello che è successo riportando gli esiti di queste immersioni in profondità è stato intravedere improvvisi scorci spesso distorti, dalla prospettiva particolarmente limitata, che sortivano l’effetto di unire elementi in realtà distanti, ottenendo un’impressione inaspettata e suggestiva. Il fatto che le immagini ottenute da questi prelievi fossero anche discordanti tra loro, non uniformi, e questo luogo fosse infine impossibile da inquadrare, si è rivelato l’unico modo per mostrarne la complessità e le contraddizioni che lo caratterizzano.

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