Stefano Caimi, Rosetta #9, 2022, Graphite, charcoal powder, linen, 55 x 37.5 x 3 cm.
La trama, rivelata dalla luce, è una sintesi visiva dei segni lasciati nella corteccia dall’Ips Typographus, il Bostrico.
Questo coleottero xilofago, mentre si nutre della necromassa in terra, realizza un tracciato dall’estetica cunicolare, tipografica appunto, un disegno urbanistico.
Queste gallerie superficiali istoriano i corpi schiantati dell’abete rosso, connettendo, nell’immaginazione e nella psicologia visiva, un sacco di cose: temi d’ancestro e natura con altri di architettura organica e spazialità aliena, circuito stampato, pianificazione invasiva, tecnologia ed abbandono.
Una stele nera dai riflessi brillanti. La trama che si svela alla luce è una sintesi visiva dei segni lasciati nella corteccia dall’insetto Ips Typographus. Segni di una lingua entomologica che vengono tradotti, tramite un algoritmo customizzato, in un idioma matematico, decifrabile. A quattro anni da Tempesta Vaia, Rosetta ricerca una corrispondenza tra causa ed effetto, tra linguaggi e mondi lontani. Una serie di opere che prende ispirazione da un coleottero per raccontare la realtà terrestre con un rimando al mondo fantascientifico; un mondo alieno, metallico, fatto di materia e riflessi extra-naturali. L’elemento
di partenza è il paesaggio computazionale, modellato sulla tecnica di intaglio dell’insetto, che diventa segno scultoreo tramite incisione a controllo numerico su legno. I due elementi della composizione, i solchi digitali e la trama del lino, vengono esaltati attraverso la tecnica del frottage: la grafite, sfregata sulla tela, dona lucentezza all’opera, mettendo in evidenza segno e trame impreviste. Rosetta connette uomo, tecnologia e biologia in una visione postumanista, a ricordarci che il paesaggio si fonda su delicati equilibri e l’alterazione, anche solo di uno di essi, porta ripercussioni su tutto il sistema.
La serie Rosetta è stata esposta in “Preludio”, prima personale di Stefano Caimi presso The Flat – Massimo Carasi, Milano (fino a maggio 2022) ed è realizzata in collaborazione con il Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore e Dolomiti Contemporanee.
Nel 2021 Caimi ha iniziato a lavorare in Progettoborca.
La Capanna bassa alla Colonia è divenuta il suo studio.
Qui, con il supporto del Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito (Tesaf Università degli Studi di Padova, partner storico di Dolomiti Contemporanee), lavora alla riprocessazione delle necromasse da parte di funghi e insetti xilofagi.
Questo lavoro è parte di Cantieredivaia, il programma di ricerca avviato da DC nel 2019, all’indomani di Tempesta Vaia, ed ancora pienamente attivo.