22 maggio / Scale trasformative del frammento / Green Design Weekend / workshop a San Servolo

grafica san servolo

Giovedì 22 maggio 2025, DC è all’Isola di San Servolo, all’interno dei Green Design Days, con Federlegno e una rete di partner e artisti, per il workshop Scale trasformative del frammento.

Partner:
FederlegnoArredo
SID Scuola Italiana Design
Beck Fastening

Artisti:
Lorenzo Barbasetti di Prun
Fabio Talloru
Anna Poletti

A San Servolo gli studenti del SID, insieme agli artisti, rigenerano frammenti di design e d’architettura, modificando pezzi e parti di oggetti, rotti o incompleti, provenienti dall’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore.
Un workshop operativo, immaginativo, trasformativo.
Il design come microchirurgia rifunzionalizzante.
I frammenti assumono nuove forme, funzioni, disfunzioni.

La premessa, il workshop:
Ad aprile 2025, un gruppo di vandali è penetrato nella Colonia dell’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore, devastando una gran parte degli arredi ivi presenti.
Il Villaggio di Corte, si sa, fu progettato e realizzato da Edoardo Gellner tra gli anni ’50 e ’70, in cordata con Enrico Mattei.
Una cordata a tre fu attrezzata poi alla Chiesa di Nostra Signora del Cadore: terzo alpinista Carlo Scarpa, ma questa è un’altra storia, in questo momento.

Il Villaggio Eni è un oggetto-concetto, un modulo articolato del design sociale nel paesaggio dell’architettura in ambiente, nel quale straordinariamente s’incarnano, incardinano, INCAPSULANO reciprocamente, gli elementi puri del pensiero cogente, sull’architettura in relazione al paesaggio e sul design medesimo.

Scolpita cellula prodromica del pensiero progettato, un grande saggio, nient’affatto utopico ma concreto, d’innovazione formale e tecnologica, imperniato su parametri formali funzionali modernisti, organizzati con sensibilità organica nella costruzione di una macchina ecosensibile, che genera un impianto di redesign del paesaggio contemporaneo attraverso lo strumento di modellazione dell’architettura.

Questo grande, robusto e sensibile, costrutto plastico d’innovazione, incarnava, aggiornandoli, i principi del welfare sociale di Mattei.
Quest’architettura incamerava necessità sociali e ambientali.
Corte fu, per decenni, il Villaggio vacanze degli eniani di tutta Italia, che qui venivano in qualche misura imprintati alla montagna.

Eccoci qua.
I vandali mica lo sanno, tutto questo, nel loro ripugnante e insensibile e deprimente luddismo.
E han spaccato parecchio.
Mobili, vetri, finestre, porte, arredi, lampade, corrimano, oggetti di design, ceramiche, e così via.
Ma qui, da questo grand’albero mutilato dei cementi e dei legni, che già e sempre rifiorisce, si rianima e cicatrizza (la Proprietà reagisce; mentre le proprietà rigeneranti, autotaumaturgiche, dell’inscalfibile concetto- oggetto si spandono attorno: e chissà che possano provocare un largo contagio), ogni frammento di ruina, o detrito, diviene a sua volta seme, embrione, gemma, ed eccolo qui il senso di questo workshop.

Azione di raccolta di Design Debris nella Colonia di Corte. Il SID al Laboratorio di Casabella.

Una serie di nuove cellule, CAPSULE, per un design staminale.
I mobili di Fantoni, le plastiche disegnate negli anni ’50, lampade di Flos e Arteluce, coperte col cane a sei zampe di Lanerossi, teche e cocci e ceramiche di Ginori, frantumi esplosi, ora qui, su questi tavoli dell’attenzione a San Servolo, vengono trattati, notomizzati, guardati da molto vicino, riscalati, trasformati.
Sui tavoli dunque, una serie di interventi a cuore aperto.
Questo spargimento deteriore viene rifoggiato dal senso costruttivo, che non cede di un millimetro, e riprende a considerare, adattare, misurare.
I detriti, i resti, gli atomi scissi, scompaginati, sparsi, queste parti offese nella frantumazione, non vengono riaccorpati, accumulati, archiviati, fusi, in un’unica installazione collaborativa, ma isolati, nella cura d’ognun dettaglio, ridefiniti informalmente, plasticamente, e riportati ad attecchire al contesto di riferimento, che è quello stesso della montagna da cui provengono (Corte di Cadore è nelle Dolomiti bellunesi, a Borca, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo), con le sua Capsule progettate, che si proiettano nelle reti attrezzate.
Su codesti lacerti lacerati, si opera, si reagisce, si trasforma.
Trasformare è tutto, tutto ciò che evita di soccombere, nelle formulazioni definitive e ferme, nelle patetiche offesa commemorata, alle quali invece si reagisce: sui tavoli, gli interventi a cuore aperto, le microcellule riprogettate, la microarchitettura performativa, i frammenti rifunzionalizzati, o defunzionalizzati.

Ci lavorano, a San Servolo, gli studenti dl SID, Scuola Italiana di Design, guidati da Stefano Collarin e Tommaso Russo.

Alcuni prototipi, nuove prese, vetro scalabile e Cristallo di Scheggia sotto vuoto, ancora provenienti da parti rotte, da materiali offesi, vengono re-ingegnerizzati da Lorenzo Barbasetti di Prun, chef e designer (Prometheus Open Food Lab) e Fabio Talloru, artista ricercatore.

La trasformazione degli elementi estratti avviene secondo modalità differenti:
 sottolineatura dl valore plastico già presente nell’oggetto raccolto, decontestualizzato, isolato, esaltato; trasformazione o annullamento della sua originaria funzione d’uso; alterazione, perlopiù lieve, ma significativa (un millimetro è la bisettrice dell’Universo) della sua forma originale; riutilizzo del detrito, quale oggetto riscalato, ovvero nuovamente misurato, come parte accessoria, o come utensile, a completamento di un’altra costruzione di design e architettura: la CAPSULA Boulde che Dolomiti Contemporanee realizza per il Cortina Design Weekend, che si svolgerà a Cortina d’Ampezzo (e a Corte di Cadore), tra l’11 e il 13 luglio 2025.
Alcuni piccoli oggetti rinnovati potranno in seguito venire installati in questa struttura.
Il concetto di questa edizione del Cortina Design Weekend, prodotto da Cortina For Us, ideato da DC, è per l’appunto CAPSULE – Moduli esplorativi per lo Spazio della Montagna.
La Capsula boulder è un modulo scalabile, ovvero arrampicabile, progettato dagli architetti Mattia Menardi Menego ed Edoardo Turozzi, e realizzato grazie al sostegno e in collaborazione con FederlegnoArredo, Regola d’Ampezzo, Falegnameria Wood Art, Liceo Artistico di Cortina d’Ampezzo, ITC Ingeneering, Beck Fastening.
La Capsula Boulder è una piccola struttura di arrampicata, un’architettura organica curva.
La si arrampica all’esterno, l’arrampicata sportiva quassù è una matrice identitaria in una pratica che slancia lo Spirito, inerpicandolo nella progressione verticale.
Una serie di prese da arrampicata vengono installate sul dorso curvo, sul carapace.
Spariamo chiodi di legno, ci pettiniamo con i gran soffi d’aria, con il Sistema LignoLock di Beck Fastening, una pistola innovativa.
Prese in legno, prese adunche come denti, prese taglienti come vetro, vengono pensate, abbozzate, realizzate.

Alcuni elementi dell’arredo, ligneo e plastico e vetroso, provenienti dalla deflorazione culturale di Corte di Cadore, vengono riconfigurati.
Un lascito di vetro tagliente, il vetro spezzato dai vandali-riseminatori inconsapevoli, fertili distruttori, e avanti.
Buona primavera, sono i nostri fiori nuovi.

Foto e grafiche: Teresa De Toni

 

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