Sguardo di Maria Giovanna Zanella

Ogni buco è un occhio, ma l’Occhio è una sporgenza
guarda, tocca, ascolta, annusa.
Serve avere paura e/o/a fare paura?

Angoscia dei bambini in pentola gigante.

Si rincorrono negli spazi lunghi, singolari pluralità, martore senza popoli, ma soprattutto senza populismi.
Saremo più intelligenti nella somma di molte stupidità o sarà il contrario? Bramiremo assieme nelle notti e ci ritroveremo cornuti e riprodotti?

Girare (sempre sul girello!) è bello perché così non bisogna scegliere dove guardare.

La leggenda dello sciamano?
La somma dei numeri naturali è uguale a zero?

Gli sguardi si incontrano: ostili, curiosi, altri bambini.
Micro macro, pieno vuoto, l’ascesa e l’abisso.
Quale e quanto brivido dicotomico riempie la testa  degli artisti?
Chissà se la sintesi (forse) esiste (come tutto) nelle parentesi di un battito (d’ali di farfalla?)
O nella luna che appare tra due muri.
Aiuto sto diventando sentimentale, colpa delle grappe o della luce che comincia a colare?

Odore di rivoluzione che è uccidere (rendere ridicolo) il pudore, coltivare il marcio, macinare l’intonaco, tessere la polvere, spostare la terra.

Sator arepo tenet opera Rotas: Il seminatore palindromo (che) con l’aratro muove le sfere del mondo,
Rotola (viene giù) con la montagna e il (che) peccato si trasformerà ancora in un mucchio di pietre, piene di significato.

Nel frattempo si inventano ruote quadrate per spostare meglio zolle e sassi (ancora le montagne) o per girare il mondo, anche nello spazio di una stanza;
cercando, magari inutilmente, di schivare il vuoto diabolico e accattivante che (mi) aspetta sempre dietro L’angolo.

Per fortuna ho sempre i funghi in tasca.

Maria Giovanna Zanella, ottobre 2021

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