SC_NC / Self Contained Underwater Breathing Apparatus

SC_NC, Self Contained Underwater Breathing Apparatus, allestimento al Padiglione F, 29/31 ottobre 2021, Openstudio Olimpico.


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Stefano Comensoli e Nicolò Colciago son venuti spesso in Dolomiti Contemporanee, da Garbagnate milanese: sono veterani.
Nell’estate del 2017, con Dislivello, salirono a Borca a piedi da Milano.
Per poi realizzarvi il bivacco Risulta.

La loro sensibilità nei confronti del resto urbano in relazione al paesaggio deteriorato; degli scampoli dei suoi design residuali, scrigni d’impianto o percolatori semantici che siano, questi modellati ordigni inesplosi, e dei loro riflessi iconici, radicati afferenti postfunzionali; degli elementi funzionali isolati e recuperati e nuovamente tesi come molle rincariche, elementi riscalati riparametrizzati e allestiti a macchina sospesa, oggetti estolti al contesto entropico in disgregazione, parti rilevigate alesate, ancora meccanizzabili nell’estetica accurata di una reindustrializzazione plastica critica rispaziatrice installativa-
Questa sensibilità di SC_NC ha trovato un’altro spicco nei meandri della Colonia di Corte e nelle relazioni qui tra cementi e foresta e monte.
Han trovato da subito un altro cantiere di fabbrica, in quota; alata, sottile, in quest’area che li entra, e che nutre la persistenza urbanistica del lacerto dal margine ristagliato (tutto ri) netto, risvoltato nel rapporto fresato, in poetica tacenza, e così via, in un’immersione certo, nella dimensione a deposito della storia in questa cava dissepolta e un’arca ognuna un nautilus, della quale bisogna saper filtrare l’aria pesante subacquea e respirarla con e traverso le polveri fibrocistanti, ed ecco che l’apparato installativo riprende la respirazione del vasto complesso organico poggiato, i sibili delle arie portavento nei tubi oscillanti del sigillo librato sottoportico etcetera.

Siamo una visione*
Lavoriamo con materiali industriali, grezzi, rovinati e consumati; forti e indipendenti con un carattere specifico che va approcciato, conosciuto, mai forzato. Un equilibrio che non possiamo dettare, ma dove poter fare. Soluzioni e tecniche di arrangio, istintive e spontanee che, attraverso sperimentazione, lavoro e confronto, esplorano possibilità e unicità. Ciò che vediamo fuori risuona in noi creando un legame a doppio filo tra pensiero e realtà.
Nella ricerca allarghiamo il nostro raggio d’azione e di pensiero scardinando dinamiche prefissate a favore di un’indipendenza di visione.

* Siamo un omone grande e grosso che recita poesie con voce roca.

“Con rabbiosa timidezza mi sottraggo per farti spazio, ti accolgo nella speranza di essere accolto: ricerco ossessivamente la sostanza, lo spazio, la luce, tutto ciò che il mondo mi offre e che la mia energia – anima e corpo – è in grado di modellare e raffinare. Il mio corpo è lo strumento, il tuo corpo è il risultato. Perché quando arriverai, troverai ad attenderti il luogo che stavi cercando.
Di due, uno, di uno, tutti.”  Annika Pettini

Visioni di un oltre
La materia assorbe e trasuda, restituisce il tempo in una forma inaspettata. La ricerca di uno sguardo che va oltre la superficie, è la chiave che ha portato alle Visioni di un oltre.
I luoghi su cui si imprimono i nostri passi sono zone di passaggio radicate al suolo, certezze in forma orizzontale che ci permettono di crescere. Ma è sotto, nel non visto, che la materia si ancora e diventa luogo protetto, deposito di certezze e di residui di vita. Un pavimento sottosopra è un ribaltamento della prospettiva, una superficie che rimane taciuta e sulla quale le profondità possono germogliare. Attraverso la cura e l’osservazione segni lasciati dallo scorrere dei passi, possono tornare in superficie e liberare atmosfere e storie.
Il nostro gesto si muove nella stessa direzione, per mezzo di piccoli interventi, intarsi e composizioni, mostriamo la parte sensibile e sinuosa del suolo.

Sigilli
Un segno scultoreo derivato da un gesto, dove forma e colore non sono calcolati, ma suggeriti dalla materia stessa.
Materiali industriali vissuti e abbandonati, in dialogo con il proprio vuoto, sono il soggetto e l’oggetto del lavoro.
Un monogramma di pensiero, ponte tra conoscenza e azione, .traccia di energia istintiva
Connessione e assemblaggio di tubi industriali di materiale plastico colorato e di metallo, recuperati da aree dismesse.
I tubi sono collegati tra loro tramite incastri e connettori, la forma è resa stabile attraverso legature con filo di ferro.
Tubi e cavi vengono modellati in modo da non forzare la propria natura, ma portati alla forma desiderata assecondando quella di origine.

Foto: SC_NC e Giacomo De Donà

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