Prometheus in Cantieredivaia

Prometheus_lab è stato tra i primi a riabitare la Colonia di Borca nei giorni immediatamente successivi a Tempesta Vaia (ottobre 2018). A farsi largo tra le frasche sparse, a far lavorare i denti della motosega e quelli del cavo orale. A riaprirsi gli spazi mentali dallo schianto, applicando quella necessaria forza meccanica che prelude quella enzimatica. Riprocessa continuamente il paesaggio che costantemente muta. E ad entrare nel progetto di ricerca Cantieredivaia, lanciato da Dolomiti Contemporanee poche settimane dopo l’evento.

Il vertice orizzontale

Dopo Vaia, lo scenario è drasticamente mutato, aprendo, e destreggiandosi fra futili sentimentalismi, nuovi paesaggi fisici e mentali da esplorare. Come naufraghi tra le rovine del nostro relitto, in un ambiente sconosciuto indaghiamo i miti di antiche culture che pensavamo di aver sepolto per sempre. La tempesta ha ribaltato la prospettiva su ciò che sembrava essere un paesaggio immutabile, il vertice si allinea all’orizzonte, al nostro campo visivo.
Dalle prime esplorazioni è nata una serie fotografica essenziale che ha spostato lo sguardo dalle vaste panoramiche di crinali devastati dal vento e masse lignee schiantate al dettaglio di biologie vive che celano orizzonti di una nuova geografia.

Rodere il bosco: l’esplorazione dell’edibile come strumento di interpretazione del paesaggio nelle sue mutazioni.

Dal 3 al 5 giugno 2019 Prometheus_ ha partecipato al 55° Corso di Cultura in Ecologia al Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore, durante il quale ha illustrato il lavoro che da due anni si porta avanti al laboratorio nell’ex Colonia del Villaggio Eni di Corte.

Rodere il bosco significa riprendersi gli spazi, fisici e mentali. Creare una nicchia, ribadire la volontà di assumere un ruolo ecologico di cura in un delicato equilibrio. Questo o andarsene per sempre. Lasciare allora davvero alla Natura, ripiegare e ripiegarsi consapevoli delle conseguenze.
Rodere il bosco significa riattivare il ruolo meccanico ed enzimatico della cultura nella costruzione del paesaggio. Elaborare una mappa sensoriale dell’ambiente, che si trasferisca dal palato alle strutture cognitive. L’esplorazione costante dell’edibile garantisce la conservazione degli strumenti interpretativi del paesaggio in costante mutazione e dei meccanismi che lo traducono in cibo. Offre nuovi indicatori al rilevamento dei cambiamenti nella forma delle nuove risorse, anche economiche, a cui si porta l’attenzione. Al contempo mantiene attiva la capacità di adattarsi agli eventi allenando una cultura del territorio dinamica e permeabile.

 

Superficium. Il gioiello come strumento di riappropriazione delle forme.

La pratica di Prometheus_ prevede il coinvolgimento di discipline e sensibilità diverse in grado di restituire uno spettro di percezioni più ampie sul paesaggio nel cui si muove e del campo che investiga. Così, anche in questa occasione torna Massimo Tevarotto ad esplorare nuovamente l’ambiente tra fusti caduti e rocce spelate. Non imita tuttavia Vaia, non ne riveste nemmeno il corpo di un sarcofago dorato. Ma neppure lo fa col nostro: innesta piuttosto sensi. Perchè l’acquisizione di un elemento nel nostro orizzonte di senso passa inevitabilmente dall’appropriazione delle sue forme.
E il cibo nasce in effetti da ciò che non si mangia.

Superficium viene esposto nell’ambito di Altri Dardi, mostra collettiva al Forte di Monte Ricco (agosto/ottobre 2019).

Come il cibo influenza la percezione degli spazi.

Ed è tornata anche Stefania Zanetti che nel primo workshop 2019 organizzato in Prometheus_ ha portato cinque nuovi esploratori ad indagare gli spazi riconfigurati della Colonia.
Stefania utilizza la fotografia come fattore catalizzante della reazione tra spazio introspettivo e ambiente circostante mentre il cibo diventa elemento cardine del processo, innesco che porta esterno ed interno in contatto conferendo nuova dimensione alla superficie. Zona di confine, ora aperto.

Con l’esposizione dei risultati del workshop si è inaugurato, durante l’openstudio di fine stagione 2019, il nuovo spazio di Prometheus_ all’ultmo piano del padiglione Infermerie della Colonia.

Rodere il bosco: genesi di un linguaggio.

L’openstudio di fine ottobre 2019 è stata anche la cornice per il secondo capitolo della riflessione nata dal Corso di Cultura in Ecologia. Un’ esperienza degustativa elaborata in collaborazione con il ristorante SanBrite di Cortina d’Ampezzo, della cui brigata Lorenzo Barbasetti di Prun è entrato a far parte all’inizio dell’estate.
Nella cornice della Capanna Bassa della Colonia ecco la presentazione dei frutti di quelle prime esplorazioni negli ambienti schiantati da Vaia. Rodendo come bostrici umani prima ancora dell’arrivo dei parassiti. Si è così offerta una prospettiva sul cibo come forma di linguaggio. La necessità di comprendere, interpretare e comunicare un paesaggio e i suoi mutamenti richiede di costruire un vocabolario adeguato come condizione imprescindibile per elaborare una narrazione. Gli edibili come fonemi costituiscono l’elemento basilare, nucleo atomico attorno al quale poter strutturare un linguaggio adeguatamente preciso ed appropriato.

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