Openstudio 18/20 ottobre 2019: le immagini

L’Openstudio di fine anno è sempre così, non un evento, nè un palinsesto, nè una mostra.
Un momento lungo e denso in cui i filamenti si incrociano e fondono e trovano e perdono, i filamenti delle interazioni culturali e intellettuali e artistiche e strategiche, e altre cose così, della pratica e del progetto.
Un momento che non è un istante, che si manifesta in un’atmostera, in un clima sensibile, in una vibrazione sostenuta, in un sentore, nella percezione delle presenze vive, dell’identità della pulsione, armonico artificiale, come suono prolungato di corno lontano (e vicino).
I video non possono afferrarlo nè dirlo, un ente di questo genere: avremmo avuto bisogno di quattro paoli per tre giorni (nel complesso sarebbero dodici paoli).

Qui un album FB, con una autentica sintesi: oltre 200 foto e oltre 20.000 caratteri. Giusto perchè l’atmosfera non può esser resa in un lampo: non restano nè i denti nè la carne, dopo il pasto.
E ancora giusto perchè il cogliere appieno non è una funzione del solo guardare -i solovisivi non sono mai visionari puri: spesso si limitano a non esser altro che giocatori plastici.
E così, si può immaginare che qualcuno sappia ancora leggere.
Prosaica è l’avarizia.


Questa foto: Giacomo De Donà

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