Laundry Print Lab/Obsolete Studio

Il Laundry Print Lab è il Laboratorio di stampa sperimentale di Progettoborca.
Attivato e sviluppato da Matteo Valerio e Sofia Bonato, il Lab è, prima ancora che un luogo della produzione artistica, un riprocessatore funzionale.
Come la maggior parte delle esperienze creative condotte in Colonia, anche il LPL ha consentito di recuperare alcuni macchinari obsoleti, fermi da decenni, e di trasformarli in strumenti di produzione sperimentale.
Con la vecchia asciugatrice-stiratrice del Padiglione lavanderia, oggi si stampano tessuti e stoffe.
Dai vecchi ciclostile, inservibili e dimenticati, escono ora stampe su carta, tessuti e altri materiali.
Il processo di rinfunzionalizzare delle macchine è iniziato nel 2014: qui e qui le prime fasi di questo lavoro complesso.

A proposito di questa pratica rinnovativa, che è perfettamente in linea con gli obiettivi di rigenerazione della Colonia, dice Marcello Cualbu, che collabora attivamente al Lab:
“… input processo output, è questa la dinamica costante che guida tutti gli strumenti digitali e analogici. E si tratta dello stesso schema che si segue nella Colonia con il laboratorio di stampa. Dupicatori, inchiostri, elementi, loghi, rottami vengono acquisiti e processati. Ciò che si ottiene è una serie ordinata di stampe, mai uguali fra loro. Le carte prestampate della Colonia, sulle quali per decenni si annotarono attività, presenze, valutazioni personali dei bimni eniani, vengono ora usate come base per dei ciclostile, nei quali vengono montate delle matrici digitali prodotte con macchine più moderne. Il risultato viene rilegato in una serie di libri, il cui valore primario non consiste solo nell’unicità del prodotto, ma, soprattutto, dall’interazione tra persone e elementi nel grande Lab della Colonia”.

Nell’estate 2017, Matteo Valerio e Sofia Bonato hanno ripreso il lavoro nel Lab di stampa, producendo sperimentalmente una serie di oggetti artistici: hanno deciso di dare un nome alla loro produzione alle ex lavanderie della Colonia, ecco nato Obsolete Studio.
Laundry Print Lab e Obsolete Studio si sono subito aperti ad altre collaborazioni, com’è nella natura del lavoro in Progettoborca.
Anna Poletti, che già nel 2014 avava attivato un altro progetto importante di creatività legata alla moda e alla rigenerazione (il PBLab), è luno dei primi artisti ad aver collaborato con Valerio e Bonato.
Altre collaborazioni, con artisti e aziende legate al tessile e ad altre industrie manufatturiere, sono in via di definizione.

Scrivono Matteo Valerio e Sofia Bonato:
Dopo l’intervento sulla macchina stiratrice lo scorso anno, l’obiettivo era sviluppare il potenziale del laboratorio cercando diverse soluzioni per produrre una serie di stampe che potranno diventare samples per le prossime produzioni. Quindi i risultati del lavoro sono da considerarsi puri esperimenti non definitivi. Si tratta di campioni unici che narrano la natura organica delle macchine disusate, la macchina stiratrice e i ciclostile, reinterpretati per una nuova funzione. Si sono cercati e trovati metodi e materiali stampabili, capaci di dar valore ad un processo manuale che, non essendo pratico nè tecnologicamente moderno, viene scelto per i valori simbolici che rappresenta, valori legati ai concetti di rigenerazione e di rivalorizzazione. L’approccio mira a rappresentare ed esaltare una specificità di luogo, tempo, territorio e tradizione.
Abbiamo cercato un legame tra colonia e alcuni settori produttivi industriali o artigianali. L’utilizzo di una macchina industriale per produrre oggetti puramente d’arte legati a processi artigianali ci interessa, come pratica alternativa rispetto a quelle proprie del contesto politico contemporaneo. Come a spingere una trasformazione che usa mezzi vecchi per chiamare il nuovo e viceversa. La macchina che crea oggetti unici come contraddizione diventa simbolo di una possibilità e necessità.

Durante i primi giorni di questa nuova residenza (2017) il nostro focus è stato l’utilizzo della macchina stiratrice per stampare grandi porzioni di tessuto e creare un campionario di stampe, tessuti in lana e cashmere scelti da Valerio durante la residenza presso Fondazione Zegna. Per queste stampe abbiamo dedicato diversi giorni all’intaglio e all’incisione di nuove matrici. Abbiamo poi realizzato un cartamodello unico ed apposito che fosse la matrice della prima serie di camicie create durante i giorni nello Studio. Le camicie non sono da considerarsi meri oggetti utilitari ma sono eseguite per rimandare al concetto del laboratorio stesso, ossia ri-creare macchinari che possano essere utilizzati e che valgono per la referenza che contengono. Con la stessa consapevolezza sono indossate le camicie. Queste camicie sono, dopo la coperta Lanerossi, i primi oggetti realizzati nel laboratorio che viene prendendo forma, riempiendo vuoti e creandone altri. L’idea è che questo laboratorio possa diventare un vero e proprio punto in cui si aprono sviluppi senza limiti tecnici o concettuali, un laboratorio che intrecciando tradizione e sperimentazione della stampa, possa offrire una chiave per un’altra interpretazione al luogo.

Un’altra svolta fondamentale di questa residenza è stata la rifunzionalizzazione delle macchine ciclostile. Due anni fa abbiamo trovato alcune macchine stampatrici addormentate nella Colonia e abbiamo iniziato a studiare queste copiatrici, in disuso dopo l’avvento dei metodi di stampa odierni, più veloci e pratici. Ritrovare informazioni su queste misteriose macchine non è stato facile: per capire a fondo il loro funzionamento, nell’inverno 2015 abbiamo acquistato due macchine simili a quelle della Colonia.
Una delle difficoltà riscontrate nella nostra ricerca è stata la produzione di matrici, poiché si tratta di fogli molto specifici formati da uno strato di carta di riso ricoperta di un sottilissimo strato di cera, che una volta disegnata permette la permeabilità dell’inchiostro nelle aree incise da un segno. Questo materiale è molto difficile da reperire. Abbiamo quindi cercato di riprodurre le matrici sperimentando con carta di riso, svariate emulsioni e mascherature e siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati, seppure senza raggiungere la gamma di possibilità della tecnica originale. Spesso ciò coincide con lo scopo del nostro studio: rappresentare quel continuo stupore nello scoprire risultati e possibilità nuove, creati incorporando l’incapacità di riprodurre perfettamente le tecniche di base. I lavori quindi hanno sempre una prospettiva legata all’interesse per la modalità processuali produttive più lente, una prospettiva che prende in considerazione il bagaglio storico e tradizionale come motivo da reinventare e trasformare.
Tra le varie tirature una è stata esposta nel laboratorio. Formata da 33 fogli che simboleggiano l’esasperante tentativo di usare delle matrici originali finalmente trovate in Colonia ma sfortunatamente scadute, assieme a diverse cartucce di inchiostro apposito. Queste stampe sono replicate da una di queste matrici che, essendo troppo vecchia, ha assorbito solo una piccolissima parte del disegno a mano. Sui fogli rasentavano solo pochi segni, così abbiamo ripetutamente ristampato cambiando registro e quindi sovrapponendo i tratti su ogni pagina affinché la matrice si strappasse progressivamente stampando una crepa che si allargava ad ogni rotazione/foglio. Ogni stampa ha formato e sformato la successiva e ogni copia è irriproducibile.
I macchinari non vengono usati esclusivamente allo scopo di produrre oggetti stampati, ma soprattutto per il significato di questa pratica, ovvero per creare un lavoro che rimanga intriso del processo di fabbricazione, che contiene una narrazione e una unicità proprie. Creando in tal modo una relazione con la Colonia e le Dolomiti, in un dialogo di contrapposizioni con Londra, luogo dove oggi viviamo.
L’artista
Evelyn Leveghi ha realizzato delle matrici utilizzando il cioccolato come stencil, incidendolo e poi stampandolo con il ciclostile, attivando la possibilità di creare matrici in cui le coperture fossero realizzate con il cioccolato sciolto. Questa idea ha prodotto risultati interessanti, interrotti dal poco tempo a disposizione ma che hanno avviato una collaborazione con cui si proverà a realizzare altre tirature al cioccolato.

 

Inoltre siamo stati entusiasti di produrre delle edizioni monotipo in collaborazione con Marcello Cualbu che ha attivato nel suo Studio a Cagliari la stampa risograph che è la più recente evoluzione del ciclostile. Con la risograph la matrice è ottenuta tramite una termo-impressione su un foglio di carta di riso con un’apposita emulsione. Generalmente, le matrici riso vengono scartate dopo la tiratura preimpostata ma possono essere rimontate sui vecchi ciclostili e riutilizzate per stampare. Grazie al riuso delle grafiche realizzate dallo studio di Cagliari nello studio di Borca, abbiamo rilegato diverse fanzine sperimentando anche la stampa ciclostile su cotone tinto.
E’ proprio con il ciclostile che abbiamo stampato la prima maglietta bianca, utilizzando una grafica della Colonia (Aula Magna di edoardo Gellner) fornita da Marcello, riprodotta su T-shirt. In seguito abbiamo realizzato anche una seconda edizione di magliette T-shirt con la stiratrice e a mano. Le grafiche sono state riprese da immagini ritrovate nella Colonia: mobili, libretti di istruzioni di macchinari, cataloghi edili degli anni 90.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tweet about this on TwitterShare on FacebookGoogle+Share on LinkedIn