Andrea Bonetti / Oscillazione obliqua

Performance: Colonia di Corte, 60 minuti, luglio 2020.
Video: Giacomo Segantin, 7:35 minuti.

Sono sempre stato convinto che i primi passi mossi in un ambiente sconosciuto abbiano la stessa valenza del più semplice e comune dei convenevoli, ovvero la stretta di mano durante una presentazione. All’inizio di una conoscenza con questo primo contatto fisico si sancisce la possibilità di avere un’intesa, di diventare intimi oppure, una volta reincontratisi in seguito, di riprendere da dove ci si è lasciati, anche dopo un lungo lasso di tempo. In parole povere la presentazione è l’incipit di una lenta progressione.

Partendo proprio dal tema della progressione come comprensione, il lavoro si sviluppa come una nuova conoscenza che avviene in un momento non programmato, in un ambiente sconosciuto. Nel mio caso la Colonia dell’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore. La mia attenzione, in particolare, è stata catturata dalla sua architettura: gli ambienti che ho potuto vedere sono geometrici e lineari ma anche asimmetrici, ricchi di elementi caratterizzati da colori primari alterni, di dettagli amplificati dalla luce. Ognuno di questi segue una sorta di schema/ritmo per cui essi si ripetono con un’alternanza che per me, al momento, rimane ancora casuale.

Pienamente conscio del fatto che ciò che conosco è solo una parte piccola, perfino superficiale, di questo luogo, la performance consiste in una stesura di scotch attuata durante una prima percorrenza a partire da un punto, non programmato o definito, della Colonia.

Un piede avanti all’altro procedo seguendo una retta senza mai discostarmene, ad ogni passo avanti un pezzo della linea si attacca al pavimento fino alla fine del mio passaggio. Una volta terminato il movimento, punto d’inizio e fine non possiedono alcun valore significativo, da qualunque lato la si guardi la traccia è solo una linea. Quest’ultima, nonostante essendo sia destinata a sparire, ha la funzione di catalogare i vari passaggi. Se vi saranno percorrenze costanti e frequenti lo scotch aderirà sempre più al pavimento fino a rompersi per la tensione, mentre in caso di assenza di passi inizierà ad impolverarsi fino a staccarsi più lentamente e omogeneamente.

L’obiettivo del mio lavoro è quello di sottolineare come, una volta stabilito un punto di contatto e nonostante la perdita della componente fisica, ogni interazione e conoscenza si possano comunque far progredire, per, infine, com-prendersi.

 

Andrea Bonetti, ottobre 2020

 

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