Miriam Montani/Corpo lieve (Corpodivaia)

Cenere su carta Cotone, 100×150 cm ognuno, 2019
(Primi due di una serie di dieci pezzi, work in progress).

Corpo Lieve si origina da Tempesta Vaia, il grande evento distruttivo che in una combinazione violenta di acqua e vento, a fine ottobre 2018 ha abbattuto milioni di alberi, schiantando intere foreste tra Triveneto e Lombardia, e accanendosi anche sulle Dolomiti.
Questi corpi vegetali, in particolare l’abete rosso, sono rappresentati attraverso uno stato residuale della loro stessa materia: la cenere.
Nella filiera che segue ad un evento vasto come Vaia, l’intero territorio si muove e si attrezza per risollevarsi e venire a capo del fenomeno straordinario, limitando dove possibile i danni, e cercando di ottenere qualche profitto commerciale.
L’esbosco è una pratica complessa, in montagna, sui versanti scoscesi.
Enormi quantità di materieli lignei, improvvisamante disponibili, devono essere estratti dal bosco dalle ditte specializzate, per poi, dopo alcuni mesi, venire acquistati dalle segherie o da altri buyer.

Una parte di questo materiale, solitamente la ramaglia e le ceppaie, finiscono nelle centrali a biomasse, che, bruciandolo, producono energia, che viene poi immessa in rete attraverso gli elettrodotti.
La centrale a biomasse Sicet di Ospitale di Cadore si trova sulla Statale SS 51 di Alemagna, poco oltre Longarone, salendo verso il Cadore. Nei mesi successivi a Tempesta Vaia, i suoi piazzali hanno cominciati a riempirsi del legname di Vaia.

Dolomiti Contemporanee, che già a fine 2018 aveva avviato il programma di ricerca Cantieredivaia, è entrata in rapporto con la proprietà dello stabilimento, che ha concesso al fotografo Filippo Romano l’accesso allo stesso, per realizzare una serie di scatti poi entrati nel suo lavoro Oltre Vaia.

Miriam Montani ha invece recuperato una certo quantitativo della cenere risultata dalla combustione del legno di Vaia, e con questa cenere, ha sviluppato il progetto Corpo lieve.
Una serie di grandi fogli sono stati trattati con la tecnica dello spolvero. Le architettura vegetative han ripreso forma bidimensionale. La colorazione è quella conferita dal pigmento arso.
I lavori han trovato posto in Colonia, in una piccola stanza sulla testata di un dormitorio, dotata di ampie finestrature aperte su ciò che (dopo Vaia) resta del bosco fitto che circondava il grande edificio progettato da Gellner.
Così, il residuo minerale lieve degli alberi caduti, riportato nel bosco, sta ora, sdraiato, in faccia ai radi fusti sopravvissuti.
L’intento dell’artista è stato  quello di trasmutare un corpo pesante e denso in corpo immateriale, smaterializzarlo, alleggerirlo,
comporlo della sua materia più volatile e sottile.
Questa serie di lavori è stata ideata per Cantieredivaia in Progettoborca.
I primi pezzi soni stati realizzati tra le residenze di Viafarini a Milano e quella di Dolomiti Contemporanee all’Ex Villaggio Eni di Corte di Cadore.

Le foto del lavoro sono di Catia Schievano.

La Centrale a Biomasse Sicet di Ospitale di Cadore in un’immagine fotografica di Filippo Romano, parte del suo lavoro “Vaia oltre Vaia”

 

 

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