16/23 luglio – Workshop Cametti/RUFA: l’Azione che governa il pensiero – l’altra montagna

Paesaggio 19.09.2017

Dalla montagna (intro alta)
“L

’ex Villaggio Eni di Corte di Cadore è una struttura prodigiosa, dove, negli anni ’50 prese forma, grazie all’architetto Edoardo Gellner, il programma sociale di welfare (e propaganda) di Enrico Mattei.
 Per decenni, fino agli anni ’90, il Villaggio ospitò i dipendenti di Eni, con le rispettive famiglie nei soggiorni estivi alle pendici del Monte Antelao. 
Dal 2014, Dolomiti Contemporanee vi ha attivato una Residenza internazionale, anima di Progettoborca, piattaforma di rigenerazione di questo sito, tanto importante nella storia della cultura, dell’innovazione, della civiltà, e d’Italia”.

Da Roma (intro bassa)
Per il terzo anno, Simone Cametti, artista attivo in Progettoborca dal 2014 con il progetto Casa Cametti, propone un workshop (qui una delle edizioni precdetni) ai propri studenti dell’Accademia di Belle Arti Rufa Roma.

Workshop Rufa 2018: l’Azione che governa il pensiero – l’altra montagna
I partecipanti al workshop saranno invitati a dialogare e interagire con gli spazi e gli oggetti presenti nella Colonia dell’ex Villaggio Eni di Corte. Luogo densissimo di significati, memoria e storia, che costituiranno il contesto e la materia dell’opera d’arte in cui e su cui gli studenti agiranno, attraverso l’inserimento di “frammenti di contemporaneità”.
Tutto il progetto è infatti incentrato sul concetto di Opera Site Specific, processo artistico che mette in stretta relazione il lavoro dell’artista con lo spazio per cui l’opera viene realizzata. Quest’anno Cametti, docente di tecniche performative in Rufa, organizza un’azione unica all’interno degli spazi del Villaggio, costituendo un gruppo di lavoro formato da 10 ragazzi dell’Accademia Rufa.
Essi gestiranno per una settimana la mensa del Campeggio, nel fitto del bosco ai piedi dell’Antelao, a circa 1400 metri di altitudine, interagendo con gli ambienti che da oltre settant’anni anni sono attivi nella montagna, e stravolgendo i canoni dell’aspetto formale artistico abituale, dedicando la propria attenzione alla pratica del mangiare in ogni sua forma.
Da sempre, il cibo ha ricoperto un ruolo molto importante nelle opere d’arte di tutte le epoche. Mangiare è un atto indispensabile. Mangiamo per nutrirci, ma anche per stare insieme, per interagire con chi ci sta accanto, innescando un legame profondo con l’ambiente circostante.
Il progetto nasce dalla volontà di connettere due territori, l’Appennino centrale con le Alpi dolomitiche. La materia prima alimentare sarà fornita da diverse ditte e aziende sparse sul territorio del Centro-appenninico e nella Valle del Cadore, che in tal modo diverranno partner del progetto.
Il menù sarà caratterizzato da piatti tipici delle regioni terremotate, mescolate ad altri propri del Cadore: le montagne si uniscono in una pratica di senso che trova nel cibo l’elemento della catalizzazione culturale.

Studenti Rufa a Borca:
Federica Baggio, Tatiana Balchesini, Francesca Cornacchini, Gaia Flamigni, Anica Huck, Qirui Lin,
Valentina Marino, Giusy Sequino, Sara Tombesi, Sara Zanin.

Queste le aziende coinvolte nel progetto:

Mortadelle di Campotosto – Nonna Ina, Ugo Paolini
Pecorino amatriciano – Azienda agricola Aureli
Funghi e salse tartufate – Filotei Group
Prosciutto – Fattoria Corradini
Marmellate – Azienda agricola SiGi
Olio – Frantoio del Trionfo
Guanciale e pecorino amatriciano – La Mascionara Azienda Agricola
Roveja e Ceci Neri – Norcineria Ulivacci Norcia

Si ringraziano Lorenzo Barbasetti di Prun e Silvano Buccolini per il coinvolgimento di SiGi.

Bivacchi
Da circa un anno Cametti è alle prese con il progetto Bivacchi, che coinvolge due rifugi di montagna e la strada che li unisce. Queste strutture sono situate all’interno del Parco Naturale dei Monti della Laga, sopra Amatrice. L’artista è originario di Amatrice.
Il sentiero, in gran parte già esistente e denominato SI 300 (Sentiero Italia 300), lungo 40 km, raggiunge e connette tutte le cime più alte della catena.
Il progetto nasce dalla volontà di strutturare una visione altra dei luoghi del terremoto.

SC: Nel Giugno 2017 sono stato invitato come artista ad un Talk ad Amatrice, dal titolo: A cosa serve l’arte?
Curato dal prof. Alessandro Zechini, questo evento della durata di due giorni, con molti nomi noti del panorama artistico Italiano (tra gli altri, il critico Achille Bonito Oliva, il gallerista Umberto di Marino, la galleria Monitor di Roma). In quell’occasione, non mi presentai personalmente al talk, ma fui connesso tramite internet: mi trovavo in quel momento sulla cima più alta che domina Amatrice.

Avvicinandomi ai principi del movimento NUOVO MATTINO nato nei turbolenti anni Settanta, dove si concepiva l’alpinismo come scoperta della libertà, gusto per la trasgressione, e si rifiutava la cultura alpinistica ufficiale della vetta a tutti i costi: da questo, ho preso spunto per costruire un’azione che potesse fornire un nuovo punto d’osservazione e condividerlo.
La vetta Pizzo di Sevo è situata nella catena dei Monti della Laga, e grazie alla sua posizione, domina interamente la conca di Amatrice. In quell’occasione, durante il talk, ho inviato dei video di quello che era possibile vedere dalla cima.
Questa azione è nata dalla volontà di innescare un altro processo di visione, in cui, al di sopra del punto più alto sia possibile osservare e riuscire ad appropriarsi del territorio circostante, eliminando cosi la visione più acritica e pietta, propria del turismo dilagante degli ultimi anni.

 

 

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