12 gennaio 2024 / Hotel Boite / Corte Campo Base: scalare Montagna – La sintesi, le foto


Parola all’Ing. Gualtiero Cualbu, a sinistra l’attenzione dell’Arch. Simone Sfriso.

Venerdì 12 gennaio 2024, Progettoborca ha curato un incontro all’Hotel Boite, in collaborazione con la Direzione dell’Albergo, sul quale la Proprietà ha intrapreso un programma di rilancio.
Un talk dal titolo Corte Campo Base, con alcuni ospiti relatori di ottimo profilo, che conoscono la singolarità del Villaggio di Corte di Cadore, le sue straordinarie complessità e potenzialità.

Ricordiamo che Progettoborca è la piattaforma di valorizzazione culturale che dal 2014 opera alla costruzione di reti volte alla rigenerazione del Villaggio, e in particolare della Colonia, reti locali ed extraterritoriali, aperte e attive.
Progettoborca è sviluppato da Dolomiti Contemporanee (DC), ed è sostenuto direttamente dalla proprietà del Villaggio, la Società Minoter del Gruppo Cualbu, dal Comune di Borca di Cadore, e da decine di partner, territoriali e internazionali, legati alla ricerca, alla cultura e all’arte, all’architettura, alla rigenerazione, all’impresa, che condividono gli obiettivi di rivalutazione del Patrimonio, che dal 2011 sono al centro dell’attività di DC, a Corte e negli altri cantieri di attivazione sparsi nelle Dolomiti e fuori da esse.

Nelle immagini (di Teresa De Toni), l’eleganza crepuscolare dell’atmosfera noir della Hall del Boite a sera, durante il talk. Poi ottimizzeremo l’illuminazione.

Così avevamo impostato il talk, con una doppia accezione concessa al concetto dello scalare, l’una legata all’alpinismo, l’altra alle necessità di misurazione dei potenziali disponibili all’uomo, nella montagna contemporanea, come in ogni altro dove:
…Scalare la montagna significa due cose: salirne le vie, arrampicandola, fisicamente, intellettualmente (l’Alpinismo culturale); e riscalarne le potenzialità ed il valore, ovvero srtimarne precisamente il valore ed i potenziali, per esprimerli correttamente, a vantaggio dell’uomo. Per far questo, occorre possedere una visione razionale, e al contempo immaginativa, ovvero trasformativa…

 


Il direttore dell’Hotel Boite, Francesco Accardo, introduce l’incontro.

La serata è stata introdotta dal Direttore dell’Hotel Boite, Francesco Accardo, che si è soffermato sulla necessità, e sulla responsabilità, di mantenere sempre un livello qualitativo elevato, nella promozione culturale come in quella turistica, non solo del Villaggio, ma della Montagna stessa, in modo da poter garantire ai suoi ospiti un’offerta adeguata, ovvero compiutamente differenziata.
Non solo cinepanettoni nelle Dolomiti, vivaddio.
Compiere delle scelte, avere una visione, non privilegiare l’epidermicità estemporenea dell’intrattenimento, ma favorire la conoscenza dell’ambiente, sempre, per favorire una crescita.
Non si tratta solo di offerta culturale, ma anche, anzi prima, di dieta esistenziale, di sapere dove si è, di aver rispetto del contesto, di non divorarlo stolidamente. Nutrirsi bene, e sapersi relazionare al territorio, che non è una mangiatoia.
Le cose buone, e speciali, non devono andare insieme a quelle ordinarie, e triviali, mai. Altrimenti si fa confusione, e si perdono occasioni, mentre ci si illude, concitatamente, di generarne.
Se non si rimarca la differenza tra i valori, tutto viene a giacere esanime in un’equivalenza acritica, e ciò è pericoloso, antieducativo, squalificante, deprimente.
Su questo siamo ben d’accordo con il Direttore naturalmente, dato che questo precisamente diciamo, e facciamo, da anni.
Se dunque non tutti i programmi sono equivalenti, alcune strutture, come nel caso del Villaggio di Corte, devono mantenere fede a sè stesse, alla loro identità eccezionale, che va tutelata e fatta brillare, evidenziando una differenza evidente, rispetto a programmi generici, anche nell’incoming, che qui non potranno mai prescindere dal valore culturale del Bene, e della visione che si ha su di esso, e sulla sua potenzialità peculiare.

In avvio della serata, l’ex Sindaco di San Vito di Cadore, Franco De Bon, ha portato i saluti del Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, auspicando che i programmi di rigenerazione della Colonia, questo oggetto d’arte, di design, di architettura, così unico, possano procedere, a favore dell’intero territorio, delle sue comunità, dello sviluppo culturale, e anche turistico, della Valle del Boite.
Sono stati portati i Saluti del Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, e dell’Assessore Elena Donazzan.


Ci guarda il Sindaco di Borca di Cadore, Bortolo Sala.

Il Sindaco Bortolo Sala, padrone di casa a Borca, nel salutare i presenti, ha fatto cenno al Bando Borghi del PNNR, che è stato vinto dal Comune un anno fa, che ha già avuto bisogno di una ristrutturazione importante (era mal congegnato), e che ora finalmente può partire. Il Bando mette a disposizione una risorsa di 1.600.000 euro, per la rigenerazione del Comune.
Una parte di questa risorsa, verrà destinata a programmi di valorizzazione culturale e funzionale, affidati a Dolomiti Contemporanee in Progettoborca. L’obiettivo è quello di strutturare sempre meglio la relazione essenziale tra il paese di Borca, il Villaggio di Corte, la Valle del Boite, attaverso azioni connettive significative, e progetti condivisi. DC, enzima territoriale, lavora infatti anche a Cibiana di Cadore, altro paese vincitore assegnatario dello stesso bando, come Perarolo e Selva: costruire relazioni, collegarsi, non agire separati.

L’Ingegner Gualtiero Cualbu, Presidente della Società Moniter, padrone di casa a Corte, ha raccontato sinteticamante la storia che lo condusse a Corte, nei primi anni duemila.
L’acquisizone del Villaggio fu di certo una complessa operazione imprenditoriale, ma uno dei fattori determinanti, anche rispetto alla successiva valorizzazione del sito, fu la conoscenza diretta di Edoardo Gellner.
“Arrivai al Villaggio, e fui fulminato da Gellner, questa, letteralmente, l’espressione utilizzata, che ci piace assai, perchè mette in gioco una capacità sentimentale, che integra quella imprenditoriale, e la salvaguardia di questo sito ha bisogno di entrambe.
L’imprenditore quindi fece qui il suo legittimo affare, e però, sin da subito, ebbe coscienza del valore eccezionale di questo bene, che non è solo una infrastuttura potenzialmente strategica (in particolare la Colonia) da riqualificare, ma anche un oggetto culturale eccezionale, del quale bisogna sapere aver cura, come sanno tutti coloro che qualcosa sanno. Averne il sentimento.
La relazione di confidenza poi maturata tra l’imprenditore sensibile e l’architetto totale, designer del paesaggio, creò i presupposti per il mantenimento, e per la tutela, di quanto sino allora realizzato.
Ancora oggi, la sensibilità nei confronti del sito di Corte si manifesta nell’attenzione accordata dalla Proprietà alla sua importanza culturale: avere chiamato DC a lavorare qui, dieci anni fa, è un esempio di questa attitudine.
Un parallelo: anche la relazione tra Gellner e Mattei fu speciale, e improntata alla qualità.
Ecco perchè il Villaggio è riuscito così bene.
Sempre, le imprese non ordinarie sono possibili grazie alla visione, e all’accordo, tra sensibilità intelligenti che si intendono. E’ da lì che viene il buono, e dunque, con Platone, il bello.


Il talk: da sinistra, Emanuela De Zanna, Simone Sfriso, Gianluca D’Incà Levis, Tommaso Anfodillo.

Gianluca D’Incà Levis, curatore di DC e Progettoborca, ha poi introdotto gli ospiti-relatori.

Emanuela De Zanna, direttrice de La Cooperativa di Cortina, Presidente di Fondazione DMO, ha raccontato la genesi della Cooperativa, il suo significato rispetto allo sviluppo del territorio, in primis a sostegno genti che lo abitano. La Cooperativa è un ente assai importante, a Cortina d’Ampezzo, storicamente connesso alla valle, alla montagna, da centotrent’anni.
Da una dozzina d’anni, le reti che DC stende sul territorio, sono aperte anche rispetto a Cortina.
Nel 2021, nell’ambito del Cortina Design Weekend, una collaborazione significativa tra DC, Progettoborca, il Comune di Cortina, gli esercenti di Cortina for Us, la Cooperativa, la Libreria Sovilla, portò un progetto d’arte contemporanea e comunicazione proprio in Cooperativa, Epsonando & The Underdogs, con l’artista Alessandro Sambini.
La rete su Cortina si sviluppa sempre, e questo va fatto, il territorio va animato, sollecitato, collegato. Si può farlo solo se non si rimane isolati a casa propria, grazie dunque all’attitudine alle reti, che è propria di figure di visione, slancio e apertura, come nel caso della dott.ssa De Zanna.
Questa volontà e necessità della comunicazione interterritoriale, è stata messa in luce dalla Direttirce nel suo intervento. Nell’occasione, si è anche anticipata la ribadita collaborazione tra Cortina e Borca di Cadore che anche nel 2024 vedrà accadere qualcosa, che ancora non sveliamo.

Simone Sfriso, architetto, cofondatore dello Studio Tamassociati, visiting professor presso l’Università di Portsmouth, ha incentrato il proprio intervento sui temi della resilienza culturale del progetto, sull’impatto dell’uomo in questa fase complessa e cruenta dell’altropocene, una fase nella quale, finiti da tempo i sogni di gloria senza confine della progettazione/costruzione massiva della terra affidata all’ingenuo (e irresponsabile) ottimismo del boom, occorre trovare la misura, oltrechè la ragione sostenibile, degli interventi dell’uomo, inclusi dunque quelli dell’architettura. Da qui, un parallelo con la plasticità ed adattabilità degli spazi concepiti e realizzati da Gellner a Corte, nella Colonia in particolare, rispetto all’utilizzo delle strutture, e alla loro relazione con il contesto del paesaggio alpino. Questo tipo do spazio non rigido, è suscettibile di accogliere interventi modulati, che tengano conto di eseigenze differenziate, come lo sono i servizi, e le attività di ricerca e di lavoro, che un giorno potrebbero auspicabilmente trovarvi posto, un posto speciale, non un posto al sole.
All’inizio della prossima primavera, insieme al prof Antonino di Raimo, Sfriso condurrà un gruppo di studenti di master dell’Università di Portsmouth a Corte, nell’ambito di un field trip programmato insieme a DC. Negli ultimi tre anni, sono oltre una ventina le tesi di master sviluppate da studenti di Portsmouth su siti dolomitici, come Borca di Cadore, Pieve di Cadore, Trampolino Italia di Zuel, Cortina d’Ampezzo, Arabba, l’area del Vajont, Longarone, Soverzene, Rivamonte agordino, altri.


Di profilo, il professor Tommaso Anfodillo.

Il prof. Tommaso Anfodillo è ecologo, coresponsabile del Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore, Università degli Studi di Padova.
La necessità di crescere, sviluppare, implementare e mantenere reti radicanti, ovvero apparati capaci di integrarsi all’habitat, fisico, umano, sociale, culturale, economico, dei territori, crea una metafora funzionale alla strutturazione di alleanze intelligenti, che siano le radici degli apparati organici che dovremmo costituire, per alimentare la crescita dei territori.
L’appello di Anfodillo è chiaro e terso, come il suo occhio: uniamo le buone risorse, portiamo fertilità attraverso le idee e i consorzi, di idee e di persone, facciamo qualcosa di positivo per tutti, ce n’è bisogno, siamo attenti, realistici, impegnati. Chi può concorrere alla rete non aspetti, lo faccia. Questo vale, in generale, ancora, per l’uomo sulla terra. E vale anche a Corte, che si merita l’impegno migliore delle menti miglori, ovvero una soluzione commisurata alla sua scala, non una soluzione qualsiasi.
L’impresa, come nel caso di De Zanna; il progetto, come nel caso di Sfriso; la ricerca e la formazione con le Università; che queste risorse produttive, eterogenee, si raggruppino, per costruire l’opzione multidisciplinare, ovvero di biodiversità culturale, necessaria per rianimare in modo strategico la straordinaria Colonia di Corte. Già in passato, Anfodillo ha attivato iniziative a tal fine, mettendo a parte la Magnifica Rettrice dell’Ateneo di Padova, e il Prorettore Vicario, della opportunità costituita, per tutti, da Corte. In una visione condivisa con molti soggeti, tra cui una gran parte della governance locale, e provinciale. Per pensare di realizzare nella Colonia un autentico Campo Base per la Montagna, ovvero un grande Centro della Ricerca e del lavoro e dell’accoglienza, nel quale Università, cultura dell’innovazione, soggetti privati ed aziende, insieme al Pubblico, si muovano responsabilmente, per catalizzare in questo luogo unico, che va riconcepito nell’uso funzionale, le necessità di servizio e le capacità di ricerca, che vi troverebbe il sedime ideale, contribuendo a tramandare, adattandola trasformativamente alle esigenze della vita contemporanea nelle terre alte, l’eredità di Mattei e di Gellner, che vedevano allora quello che molti ancora non arrivano ad immaginare nemmeno oggi. Un’eredità che non va sprecata. Perchè un luogo grande (nel passato), esige iniziative e visioni altrettanto ampie, nel presente, per poter sperare di costruire qualcosa di diverso ed utile, nel futuro. Il basso cabotaggio non è consentito, a queste quote. Bisogna volare alto in terra, dispiegare le rimiganti, aprire la testa, spingersi più oltre.

Altri due interventi hanno chiuso la serata. L’architetto Maura Manzelle, ricercatrice e docente IUAV (Composizione Architettionica e Urbana), ha brevemente illustrato il programma didattico di quest’anno, che porterà inizialmente una sessantina di studenti del secondo anno a compiere un’esercitazione di progetto su piccole residenze a Corte di Cadore. Si inizia a febbraio. Manzelle era presente insieme a Daniela Fontana, di Fondazione IUAV.
Mattia Marzaro, docente d’Architettura presso l’Università degli Studi di Trieste, Corso di Cultura e pratiche dell’interno Architettonico, ha condotto i propri studenti a realizzare un’esercitazione di disegno a Corte, lo scorso novembre.
A febbraio, una mostra con gli esiti del workshop sarà allestita presso il polo di Gorizia.
Corte è anche questo: una fonte di studio, e d’ispirazione, per gli studenti di architettura, che qui, in questo luogo ancor oggi tanto innovativo e seminale, possono compiere una parte del loro percorso formativo.

 

 

 

 

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